L'angolo di Bertrando

Siamo solo bugie che attendono di essere svelate.

martedì, marzo 21, 2006

L'assassino

So a cosa stai pensando. Che sono morto. Che non scrivo più. Che non ho più niente da dire. So che pensi che la mia catarsi sia agli sgoccioli, che le tranquillità ritrovata abbia messo sottovuoto la volontà di narrare. So che ti senti tradito, che pensi che io abbia avuto bisogno della tua attenzione solo quando ero sulle montagne russe, come se tu fossi la mia cintura di sicurezza che mi protegge dai “su e giù” della vita.
No, non è così, caro amico. E se lo è, lo è solo in parte. E’ vero, si ha più da dire quando si sta male, è indubbio. E’ romanticamente indubbio. Ma è bello anche scrivere della felicità – e in questo periodo ve n’è, eccome se ve n’è -, del primo approccio con esperienze mai provate – e ve ne sono, eccome se ve ne sono - , dei piccoligrandi cambiamenti della vita e della personalità che ti rendono una copia diversa ogni mattina quando ti guardi allo specchio. Ma non ce la faccio, non per colpa mia.
Che tu ci creda o meno, l’assassino di ogni mio entusiasmo letterario è un libro. Un libro che, maledettoilgiornochetihotrovatosugliscaffalidellabiblioteca, ha demolito ogni mia velleità letteraria – sempre che ne abbia mai avute –, ha inibito ogni mio desiderio di mettere nero su bianco le esperienze e le sensazioni, ha fatto sentire inutile, perché non sufficiente, tutto quello e scriverò – se – in futuro. Mi ha fatto sentire piccolo piccolo, più micro di un infinitesimo puntino nel mappamondo di chi scrive, anche per diletto. La formica che schiacci quando cammini senza che tu lo voglia, perché è talmente piccola che nemmeno te ne accorgi.
Mai ho letto un libro che mi desse queste sensazioni. No i classici, no gli europei, no gli statunitensi, eppure di capolavori ne sono stati scritti. Mi è capitato di sorridere davanti a periodi armonici e quasi musicali, a descrizioni ambientali e del sentimento che mi proiettavano dentrofuori al testo, all’utilizzo di vocaboli arditi e rari, di quelli da usare nelle cene con gli amici per tirartela e poi essere preso in giro per la tua spocchia. Mai, però, ho preso un cartone in faccia come quello che il buon Piperno mi ha assestato in zona occipitale: steso, ko, Sonny Liston dopo la sassata di Mohammed Ali, tin tin tin.
Mi son trovato davanti ad una varietà di vocaboli impressionante, a costruzioni di periodi dai ritmi variegati, bizzosi, apparentemente irregolari ma profondamente legati ai moti d’animo dei protagonisti. E ho trovato vivide descrizioni del declino, della gioia, della vergogna. Solo nei libri di filosofia mi era capitato di rileggere trequattrocinque volte un paragrafo: ma in quel momento lo facevo perché non capivo niente, qui perché stupefatto davanti a tanta bravura, perché invidioso, perché sognante, perché bambino che cerca di imparare a memoria per poi riprodurre quello che ha imparato.
Ma non ce la farò mai, mi devo rassegnare alla mia medierà. Non avrò mai quelle capacità, non avrò mai quel talento. Sì, il talento è ciò che mi manca. Ho la voglia, le cose da dire, gli spazi per farlo: mi manca la capacità di renderle uniche.
L’unica cosa che cerco, ora, è quella voglia di scrivere per me e solo per me stesso, che prima di questa lettura mi faceva trascorrere ore intere a pensare alle mie sensazioni, a smontarle nelle loro molecole per trasferirle sul foglio bianco. Alla luce di questa lettura, tutto quello che ho scritto ha perso valore. Se non altro, qualità stilistica. Rimane quello che c’è dietro che, molto probabilmente, mai riuscirò a descrivere, nemmeno col più perfetto dei periodi.
E’ proprio vero, bisogna stare male per scrivere. E “Con le peggiori intenzioni” è stata una lettera d’addio della mia amata. Bisogna farsi forza e ricominciare. Da se stessi, e dalle persone più care. Da te che mi leggi e che apprezzi. Da te che hai sentito la mia mancanza.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

altrochè filosofi, c'è già Cristicchi:
credici ..credici e arriverai, al palalottomatica o al festivalbar!

Il libro era sul comodino di mia madre e ogni volta che lo vedevo pensavo: che bella foto in copertina! Adesso, da bravo bimbo, dopo aver visto le figure proverò anche a leggerci attorno, visto che mi hai incuriosito.

5/01/2006 2:28 PM  
Anonymous Anonimo said...

comunque "altro_che", non "altrochè".
Prima del libro mi leggerò uno Zanichelli.

5/01/2006 2:31 PM  

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