L'angolo di Bertrando

Siamo solo bugie che attendono di essere svelate.

martedì, aprile 04, 2006

Un anno dopo

Esattamente un anno fa mi laureavo. Son passati secoli? Parrebbe di sì. Per alcuni. Per me. Per altri no. C’è chi dice che la laurea ti cambia la vita: sì, la laurea, ma non solo. Dopotutto credo che non sia cambiato molto nella mia vita, se non altro nei momenti successivi al conseguimento. E’ cambiato tanto, ma molto dopo. Da domani, un anno fa, avrei cominciato il mio periodo sabbatico di riposovacanzascazzochiamalocomevuoite. Da domani, oggi, al lavoro mi dovrò fare le spalle larghe perché inizia un periodo di fermento. Alto, basso, mai il medio. Il solito, nella vita di Paolo. Però chiariamo una cosa: il mio periodo sabbatico, se potessi, non lo rifarei. Quando arrivi in fondo al percorso di studi – che è un finale relativo, perché sai che dopo ricomincia qualcosa di simile o di più faticoso – ti senti come un maratoneta che vede il nastro della fine; anzi, forse non lo vede nemmeno perché non è tra i primi, ma è comunque soddisfatto, come è soddisfatto il suo entourage, e pensa ad una doccia, al letto, al riposo, all’affetto dei cari, non sogna altro. Tagliato il traguardo si squaglia, ogni muscolo perde tonicità per budinizzarsi in un unico informe corpo. Il maratoneta riposa, unoduetre giorni, una settimana. Ma poi la strada lo richiama a sé e chiede il suo sacrificio di sudore. Dopo la laure ti senti esattamente così. Peccato che io mi sia sentito così, ma ero un maratoneta infortunato. Un atleta che VUOLE correre, ma non può perché NON CI RIESCE. Atarassico, sfibrato, entusiasmabile solo da piccoli spilli di interesse, mi sono accontentato, mi sono detto “cazzo è giusto che mi riposi un attimo dopo tutta questa fatica”. E intorno non esisteva altro. Non gli altri che han conseguito in più brevi termini una laurea più difficile della mia, non gli studenti che non si possono permettere sei mesi di pacchia perché devono mantenersi, niente, esistevo solo io. Paralizzato da me stesso. Da un blocco fisico che si è rivelato ben presto mentale.
Forse avevo bisogno di un terremoto, che non è stata la laurea a darmi. Sì, perché dopo la laurea, alla fine, non è cambiato nulla: son dottore solo per me, nessuno mi chiama così, mentre intorno trovo gente che si fa chiamare dottore anche quando non lo è, non ho trovato lavoro ma sono stato rimbalzato da semplici ruoli di commesso per discutibili leggi salariali, non ho trovato la schiava gemella abbagliata dal prestigio di quel pezzo di carta. Pezzo di carta che non ho ancora, che non mi è ancora arrivato.
Oggi è tutto diverso. Oggi mi sento dire da tante persone che sono cambiato, in meglio, dicono (spero che lo facciano con sincerità). Ma tanto, anche se fosse in peggio mi interesserebbe relativamente, perché ORA sto bene così. Altri mi dicono che ho ipertrofizzato alcuni lati del mio carattere che prima tenevo sopiti. Son le stesse persone che mi dicono di aver visto il mio entusiasmo infantile trasformarsi in aggressività manifesta, e in disillusione cronica. Eppure tanti altri dicono che non è successo nulla, che son sempre lo stesso. Non credo a chi dice che non si cambi nella vita: SI CAMBIA, eccome. Purtroppo il cambiamento non lo decidi tu: ti capita. Può dipendere da una persona, da più persone, da situazioni contingenti da cui non puoi sottrarti. L’unica cosa che puoi fare è rendertene conto e frenare, se ci riesci. E se sei fortunato e hai l’ABS, sbandi, al massimo cozzi, ma non perdi nulla. Se sei sfortunato, invece, perdi tutto. Piano piano, quasi senza accorgertene, come una foresta che in modo infinitesimamente lento si prosciuga e diventa piccola oasi. Col deserto intorno.
Sotto sotto temo questo. Temo il cambiamento. Ma mi incuriosisce, sì. Mi sento diverso in molte situazioni, questo lo percepisco. Riesco a far cose che prima non riuscivo a fare. E altre non le faccio più.
L’anno scorso ero un ragazzo di ventitrè anni appena laureato in un corso di laurea di non elevata caratura che cazzeggiava per 24 ore la giornata spassandosela col proprio fratello peloso lungo tutte le stagioni che l’anno proponeva. Oggi mi ritrovo ad uscire di casa alle sette mezza, a tornare alle quattro, per studiare, per poi andare agli allenamenti, a suonare, a pescare, a scrivere questo salvifico blog. Vuoto à pieno. Niente mezze misure.
Si cambia. Sì, si cambia. Non è poi tanto male, dottore.


Domani, un anno fa, ho vissuto il momento più intenso e più bello della mia vita. Il più inaspettato regalo che l’umana natura mi potesse fare. Me ne accorgo solo ora. Grazie. Quello non cambia. Non cambierà mai.

4 Comments:

Blogger yorka said...

Oddio! Allora cosa mi aspetta?? Sono sconvolta..alla fine mi rivedo in questa situazione.. diventerò una scrofa bella tonda da mangiare a Pasqua insieme all'agnello...e mi deprimerò? Può darsi ma il fatto che tu ce l'abbia fatta mi rincuora..ho ancora una speranza!

4/05/2006 12:09 PM  
Blogger Bertrando da Nolle said...

L'anno scorso, a Pasqua, mi ha salvato la LAV.

:P

4/05/2006 12:28 PM  
Anonymous Anonimo said...

Certo che, Paolo, mi hai quasi commosso con queste rivelazioni..

Avv. Anonimo

4/05/2006 5:28 PM  
Anonymous Anonimo said...

leggere queste righe è stato uu modo per farmi i fatti miei, più che i tuoi...

5/01/2006 1:59 PM  

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