L'angolo di Bertrando

Siamo solo bugie che attendono di essere svelate.

lunedì, dicembre 12, 2005

Uomini e/o donne

So che l’argomento che sto per toccare provocherà qualche prurito a te che mi leggi. Devo stare attento, perché pigierò un tasto che è sempre stato tabù e vettore di discordia nell’umana specie. Non si sa chi abbia ragione o chi abbia torto; non lo si saprà mai. Ma ne voglio parlare perché una situazione vissuta oggi mi ha lasciato qualche pensiero. Niente di emo – non almeno stavolta! – ma disagio intriso di umorismo in salsa di dubbio. Specifico. Non giudicherò le persone, non giudicherò le abitudini, non giudicherò l’”abito”. Mi limiterò a descrivervi il fatto e a spiegarvi in poche parole – “ma non ci crede nessuno che ce la fai!”…lo so, ma almeno fammi sperare che un giorno ce la faro! – cosa ho pensato e le solite domande che mi sono posto. Via!
Ti è mai capitato di trovarti davanti ad una persona di cui non sai riconoscere il sesso? No, non le androgine, non quelle donne che sembrano uomini. Mi riferisco a quelle persone che, quando le vedi da lontano o di primo acchito, ti sembrano uomo o donna, ma appena le osservi da vicino o approfondisci l’approccio attraverso l’udito ti sembrano “quell’altro”. Ma sì, dai, non giriamoci intorno: mi riferisco a quelle che appaiono donne ma “ti puzzano di uomo”. I travoni, se vuoi usare le parole che usiamo tutti ma che, davanti ad un uditorio apparentemente open-minded, non useresti mai per non sembrare più “basso” di quanto sei (SEMPRE e COMUNQUE perché c’è qualche persona a cui sei interessato, e solo per quello!). Se ti è capitato, siamo pari.
Mi ritrovo in coda alla cassa di un negozio d’abbigliamento in centro a Milano, cappellino trendy-cheap alla mano. Davanti a me due kotokoto (china, giappa, chiamali come vuoi) con quattro borsoni di abbigliamento. Polemico: “ma si può? Cioè, li fate voi in patria e venite a ricomprarli qui da noi, sovraprezzati almeno del trecento per cento?”. Tocca a me. La prima cosa che noto sono i seni, le curve, le tette, per usare sempre il gergo che quello colto-innamorato-snob non userebbe mai. Due belle bocce iperpushate prendono vita al di sotto di un maglioncino nero mediamente scollato. Le (!) vedo solo il busto e, cavolo!, come fai a non notarle?! O meglio, sempre per non passare per l’arrapato, come fai non notare per prime QUELLE “cose”? Vabè, a dire la verità la persona in questione ha anche un volto. Moment. Non te l’ho ancora detto, ma ti sto parlando della commessa (!) addetta alla cassa. Volto cicciotto, pelle chiara, labbra carnose vestite di un rossetto rosso, occhi scuri pesantemente truccati con mascara e ombretto chiaro. E’ abbastanza alta – o almeno sembra, ripeto, le vedo solo il busto – e decisamente sovrappesuccio. Cioè, non cicciona (altro termine che non userei mai al Cafè de l’Intellectuel Perdtemps), ma in carne, robusta.
Effettivamente a me sembra una donna. E, ti assicuro, a prima vista non solo a me. Però…boh, qualcosa non quadra, non mi convince. “Già, ma che cosa…”, continuo a chiedermi ancora ora, credendo sempre più che il residuale sesto senso animale ci dia ancora qualche aiutino. Parla. “Oh mio Dio!”, sbotto nel pensiero. Questa proprio non mi convince, NON PUO’ ESSERE una donna. Sono un po’ a disagio, lo devo ammettere. Da un lato cerco di guardare davanti a me, ma questo mi porta ad avere un contatto oculare troppo “ravvicinato”. Gigioneggio quindi con una brochure che ho – fortunatamente! – lì davanti, sul bancone. Insomma, non giudicarmi. Mi veniva da ridere, e allo stesso tempo mi vergognavo: che dovevo fare?
Ripasso a mente qualche pagina de I dolori del giovane Bossi e decido di passare alla soluzione finale: le mani. Già, le mani. Devo guardargliele per svelare il mistero. Le mani sono lo specchio della carta d’identità. E la situazione è ottima. Guardo… “Mi sa che avevo ragione”… Le mani la (!) tradiscono. Non posso dirlo con sicurezza, ma la persona che ho davanti è un uomo. Un amico mi dice: “ma le tette sembravano morbide”. Ci penso, ma mi vien da ridere. Ormai è etichettata, è un uomo. La stessa cosa che ho appena descritta l’ha vissuta anche Teo, l’amico che era con me. E sono sicuro che ha pensato le stesse cose. Tette, viso, voce à ma le mani non sbagliano.
Venti minuti dopo siamo per strada. Stangona appariscentissima ci si fa incontro. Non a noi – figurati! – ma sta andando in senso opposto al nostro. Non puoi non notarla, c’ha le gambe lunghissime, ben in vista grazie alla minigonna. Di questa vedo solo la parte inferiore. Ma appena alzo gli occhi, vedo il volto: “un altro trava!”. Ormai son tutti trava. Fobia!
Ok, te la passo, molto probabilmente i tratti sessisti del mio carattere incidono molto su queste vicende, ma non mi interessa questo, adesso. Mi interessano le risposte ad alcune domande. Cosa spinge un uomo a subire una snaturazione del proprio corpo e diventare donna? Appari uomo, ma dentro ti senti donna. E non puoi accettare che il tuo apparire faccia sembrare il tuo essere qualcos’altro. E’ una distorsione del “mondo della vista” o un bisogno intrinseco di chi non si sente bene per come appare? Perché esporsi al ludibrio – è umano, sociale, non diciamo che è sbagliato, semplicemente è, c’è! – invece di condurre la propria esistenza per sé e tra persone che ti rispettano, condividendo solo con esse il proprio essere? E’ una questione di “smisurata ipertrofia dell’ego”, come direbbe un amico, o semplicemente un viatico per essere accettati per quello che si pensa di essere? L’aspetto fisico (l’essere fisico) è davvero così pregnante per ciò che si è dentro? Me lo chiedo seriamente. E non parlo di volgari scimmiottamenti dell’essere donna, quali si vedono in televisione o in determinati ambienti di nicchia, ma di cambiamento radicale, nell’apparire, nel fare, nell’essere.
Cosa spinge a desiderare di essere quello che non si è, rivoltandosi alla Natura, alla vita, al destino?
Sono scelte coraggiose, ma mi sembrano così lontane, remote da quello che è il mio essere, che fondamentalmente non capisco. Non riesco a capirle, forse perché una spiegazione facile non c’è. O forse perché le donne non le capisco proprio… :P


Concludo con un pensiero che non c’entra assolutamente nulla con l’argomento appena trattato. Ti è mai capitato di essere in mezzo a tanta gente e sentirti solo, tremendamente solo? Non in mezzo a gente qualunque, sconosciuta, ma in mezzo a gente che è lì per te, che ti vuole bene e per cui sei importante, che farebbe qualsiasi cosa per te? E’ una sensazione tremenda, di impotenza davanti alla propria emozione, alla propria interiorità.