L'angolo di Bertrando

Siamo solo bugie che attendono di essere svelate.

sabato, gennaio 14, 2006

Bertrando da sno'

Nella mia carriera sportiva mi sono sempre trovato a dover fronteggiare un avversario. Che fosse con una racchetta o con una palla tra le mani o tra i piedi, sempre e comunque avevo davanti un altro essere umano che aveva più o meno voglia di superarmi. E il più delle volte condividevo questa situazione con altre persone che lottavano per un intento comune. Mi è sempre mancata, quindi, la battaglia con me stesso, coi miei limiti, con le mie capacità. Ma finalmente ho infranto questo tabù, in un momento della mia vita in cui sono fertile di nuove esperienze come i terreni costieri dopo un’esondazione del Nilo. Mi ha preso la mania dello snowboard e mi sto chiedendo ancora come mai abbia aspettato così tanto a scoprire questo sport.
Un mese fa ho messo per la prima volta questo pezzo di legno e fibra sotto i piedi. Pensavo di farcela da solo, che sarebbe stato facile. Ma dopo mezza giornata ero deluso, non fa per me, pensavo. Ho piegato la mia superbia, e ho preso lezione con un maestro: subito l’entusiasmo è risalito a mille. E’ proprio una situazione da “Bivio”: non avessi preso il maestro, molto probabilmente la tavola sarebbe là appesa alla parete del garage, perché tanto non ce l’avrei mai fatta. Invece ieri sono tornato, ho preso lezione con un altro maestro, e ce l’ho fatta. L’ho conquistata, la tavola è diventata parte di me.
Avevo tante paure, non lo nego. Temevo di aver dimenticato tutto, di non riuscirci di nuovo, di dover passare giornate intere per riuscire a dominare la tavola senza cadere. E queste paure si sono materializzate una volta che ho rimesso la tavola sotto i piedi, perché scappava, scivolava voleva portarmi dove voleva lei – magari ad un Outlet – e non riuscivo a domarla. Ho cercato il luogo sicuro, cioè il maestro, e le mie paure piano piano sono svanite. Anzi, non proprio piano piano. Improvvisamente, dopo due discese con il suo aiuto, è scattato qualcosa simile ad un meccanismo magico, che mi ha fatto sentire la tavola più “mia”. E’ come scoprire che quel movimento l’hai dentro, ma devi solo capire il meccanismo che ti permette controllarlo. Sentivo i piedi fusi alla tavola, un tutt’uno armonico che mi consentiva di andare dove volevo. Entusiasmo alle stelle. Ce l’ho fatta, mi dico dentro.
Poi, di nuovo in cima a quella salita, “baby” per molti, ma un muro per me che sto ancora muovendo i primi passi. E di nuovo le stesse paure: e se fosse stato un caso? Ce la farò di nuovo? Ora che non c’è più il maestro, riuscirò ad avere la stessa sicurezza? Mi butto, scendo, mi sbilancio, ma non cado. Poi il ritmo cadenzato delle curve mi entra dentro come un beat serrato: scendo di nuovo. E di nuovo. E di nuovo ancora. Ti ho conquistata, mia cara. Mi hai fatto dannare, ho dovuto prendere botte, spaventi, ho dovuto piangere, deprimermi, considerarmi un fallimento, ma ora non più. Ora mi sorridi, vuoi esser parte di me, condividere le stesse discese, la neve, il ghiaccio, le cadute. Abbiamo creato un legame unico, nessuno può essere come noi, insieme.
Ho combattuto con me stesso cercando di trovare l’equilibrio, di controllare e regolare ogni minimo movimento del mio corpo per stare sulla tavola. Mi è capitato raramente di sentire il mio cervello come una CPU che controllasse ogni muscolo ed ogni movimento, cercando di non sbagliare, di migliorare sempre. Forse è proprio questo che mi affascina: il trovarmi ad imparare da zero qualcosa, sbatterci il muso, per poi sentirmi migliorare giorno dopo giorno. Anzi, ora dopo ora. Qui non hai davanti un avversario, ma una situazione. Sei te, con te stesso e le tue capacità, nessun’altro può darti una mano. E scopri che è più gratificante sentirsi migliorare dentro, provare l’emozione del pieno controllo, piuttosto che un complimento del maestro o dell’amico. Niente ti dà più autostima della scoperta dell’implementazione delle proprie capacità. Mi son sentito arricchito, ospite che bussa alla porta di un nuovo mondo da scoprire. E sicuro di sé.
Questo testo è un messaggio sociale. E’ un’esperienza portata a paradigma per chi sente che gli manca qualcosa e che non si sente padrone di se stesso. Non ti sto dicendo “fai snowboard”. No, ti sto dicendo di credere in quello che ti piace, in ciò che ti affascina, e di sbatterci la faccia finchè non ti renderai conto dei tuoi limiti. Solo allora potrai dire “non ci riesco”. Non perdere l’entusiasmo, e ascolta chi ne sa più di te.
Ti renderai conto che volare è più facile che costruirsi le ali. E che ci sono sensazioni per cui vale la pena vivere.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

vai con Dio, Greg.

1/19/2006 6:13 PM  

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