L'angolo di Bertrando

Siamo solo bugie che attendono di essere svelate.

martedì, gennaio 10, 2006

I cartoni animati non esistono

Capita che nel freddo e piovoso pomeriggio del giorno dopo capodanno ci si trovi intorno ad un tavolo, sparpagliati su comodi divani, a giocare al famoso “nomi, cose, persone”, e chi più ne ha più né metta. Capita che si scelgano determinate categorie e che esse vengano riempite con le più svariate idee. Film, personaggi, canzoni. Personaggi dei cartoni animati. Alt! O hai detto personaggi dei film d’animazione? O sono io che ormai filtro tutto alla luce dell’esame che dovrò dare tra pochi giorni, oppure ho sbagliato in pieno a scrivere? Tant’è che dopo quattro o cinque tornate inserisco nella categoria un personaggio di film d’animazione, ma che NON E’ DEI CARTONI ANIMATI. Stop! Raus! Fermo! Colto in fallo! Mani dietro la testa! Fellone!
I cartoni animati non esistono”, dico solennemente dall’alto della spocchia – come dice, giustamente spesse volte, un caro amico – che contraddistingue chi studia comunicazione. Risate, pernacchioni, il meglio del caos del Bagaglino. Ma siccome la figura del Fantozzi davanti ai suoi colleghi non la voglio fare, ecco l’introduzione del libro “Lezioni sul cinema d’animazione”, scritto dal più importante – e unico – storico del cinema d’animazione italiano, Giannalberto Bendazzi. E poi dicono che dico cazzate. A toi.

I cartoni animati non esistono. Questi “cartoni” cinematografici vengono dall’inglese cartoons, termine che va tradotto con “disegni caricaturali”, mentre il cartone nel senso di carta spessa si chiama cartboard. I cartoons, a loro volta, sono un’anglicizzazione cinquecentesca dell’italiano di gergo pittorico “cartoni”, cioè i disegni preparatori, delle stesse dimensioni dell’opera da eseguire (affresco, arazzo, mosaico) o anche di dimensioni inferiori, tracciati con carboncino o gessetto su carta spessa.
Nei secoli posteriori il temine indicò anche quei disegni, non meno sommari o abbozzati, che avevano lo scopo di caricaturale sui giornali la realtà politica e sociale. All’inizio del ‘900 lo stile dei cartoons caricaturali passò dalle pagine stampate agli schermi cinematografici, e quei film primordiali vennero chiamati negli Stati Uniti animated cartoons. Gli italiani tradussero foneticamente e da lì nacquero i “cartoni”, che in realtà erano disegni animati (cfr. francese
dessins animès, spagnolo dibujos animados).
Sul piano sistematico i disegni animati sono poi soltanto un settore del cinema d’animazione, che comprende altresì le figure ritagliate, i pupazzi, la plastilina, il disegno su pellicola, le varie forme di computer animation e così via.
Questa scorrettezza del termine “cartoni animati” non sarebbe più grave di quella del popolare “fuoco di Sant’Antonio” (per la malattia che a scienza medica chiama herpes zoster) se non comportasse una sottintesa idea di cosa futile, trascurabile, destinata a baloccare i bambini.
Questa sottovalutazione implicita, come si cercherà di dimostrare nelle pagine seguenti, non ha giustificazione alla luce dei fatti.

Disposto a qualsiasi indicazione bibliografica ti possa essere utile.

Ho il re Kong sulle spalle.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Concordo con quello che dice "il tuo amico": si tratta di "spocchia di scienze della comunicazione"..

Però ammetto che ti sei riscattato!

Avv.Anonimo

1/11/2006 10:10 AM  

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